Non esiste amore in grado di riempire il vuoto di una persona che non ama se stessa. John Lennon
Molti secoli fa, il filosofo stoico Epitteto asseriva: “Accusare gli altri delle proprie disgrazie è la via dell’ignoranza; accusare se stessi significa cominciare a capire; cessare di accusare gli altri e se stessi è la via della sapienza”.
Premesso che per litigare bisogna essere in due e questo vale anche per chiudere una relazione amorosa. E nessuno è colpevole del tutto, ognuno ha la sua buona dose di responsabilità.
Spesso, alla conclusione di una fine amorosa ci si interroga su quali siano gli sbagli commessi, e nella stragrande maggioranza dei casi dopo un momento di rabbia iniziale, compaiono i “sensi di colpa” che ti logorano dentro e investono tutti i tuoi pensieri.
“Forse ho sbagliato”
“Forse sono stato/a troppo duro/a”
Capire di aver commesso un errore e vivere il senso di colpa per ciò che si è compiuto, è un momento che ti aiuta a non commettere gli stessi sbagli in futuro. Perché errare, come si sa, è umano.
Ma esiste anche chi nonostante il proprio partner, abbia violato ciò in cui crede, il rispetto, la fiducia, e perfino se stesso continua a sentirsi in colpa dopo la fine della relazione e un vuoto interiore che non sa come colmare.
Potremmo così definire il “dipendente affettivo” come quella persona che vive due paure fondamentali: la paura viscerale dell’abbandono e l’assenza di amor proprio.
Nelle relazioni d’amore più sane e positive viene mantenuta l’autonomia dei due soggetti distinti ed esiste un certo grado di dipendenza reciproca che non impedisce il distacco ma arricchisce le singole individualità e ne favorisce la crescita.
Nelle forme di dipendenza affettiva, l’amore incatena, fa soffrire, riduce l’autostima e la fiducia in sé. Chi vive i rapporti in modo dipendente non cerca l’amore bensì un rapporto fusionale con una persona vissuta in funzione del suo bisogno di colmare i suoi vuoti.
E’ ostaggio di relazioni inappaganti e diventa sempre meno orientato alla felicità, sempre meno soddisfatto della sua vita. Si offre al miglior offerente; ha fame d’amore, sempre con lo stesso vuoto, sempre con la stessa sofferenza.
La paura di perdere l’altro viene rafforzata quindi dal senso di colpa, convincendosi di aver fatto qualcosa di grave fino a pensare di non meritare di essere amato. Il senso di colpa si nutre del vuoto che regna nel cuore. Rende le persone fragili, si sazia di rimpianti e di rimorsi. Attacca senza posa la fiducia in noi stessi, fa fallire i nostri tentativi di affermarci e ci rammenta in continuazione ogni nostra piccola mancanza.
La dipendenza affettiva rientra tra le “New Addiction”, nuove dipendenze comportamentali: dipendenze senza oggetto che includono, tra l’altro, la dipendenza da gioco, da internet, da sport.
Non dovete sentirvi in colpa se siete ancora aggrappati e non riuscite a separarvi dall’idea di poter ritornare con il partner: avrete ceduto ai suoi tentativi di riconquista perché le avete provate tutte per salvare il legame. Eravate convinti che volesse davvero cambiare, ma non l’ha mai fatto. Ora dovete ammettere che dargli l’ennesima possibilità non ha sortito l’effetto sperato.
Anzi, si è rivelato un errore che avete pagato a caro prezzo. E’ giunta l’ora di dire basta!
Cosa posso fare?
Per neutralizzare l’effetto ritorno, cioè la segreta speranza che ci sia ancora qualcosa da salvare nel rapporto, è consigliabile rivolgervi a figure professionali perché il diretto interessato può non vedere gli abusi psicologici e non interpretarli nella corretta prospettiva. Oppure si illude che non tutto sia perduto.
Nella mia esperienza clinica la dipendenza affettiva è un disagio molto frequente che può presentarsi in forme molto diverse tra loro.
Ecco perché è fondamentale che una persona esperta vi aiuti a comprendere il quadro generale e a smentire tutti gli alibi a cui potreste ricorrere per non rinunciare al legame.
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